La costante ricerca di fonti di energia alternativa, negli ultimi anni, si sta focalizzando, tra le altre, sull’eolico offshore data la sua potenziale capacità di sfruttare l’ampia disponibilità di vento presente al largo delle coste ed in particolare in corrispondenza di fondali considerevolmente profondi (profondità di 200 m). In questo scenario, l’installazione di turbine eoliche su piattaforme galleggianti sembra essere l’obiettivo predominante. Tuttavia l’ostilità di tali siti, in termini di forzamento eolico e idrodinamico, rende necessario lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti di calcolo integrati, in fase analitico-progettuale, in grado di tenere in considerazione l’eterogeneità di fenomeni fisici legati il funzionamento di queste macchine. In particolare, il fattore predominante che deve necessariamente essere incluso nella simulazione del funzionamento di turbine eoliche galleggianti (o floating offshore windturbines) è il moto accoppiato del sistema (noto come aero-servo-idro-elasticità) dovuto alla simultanea interazione tra il rotore della turbina ed il vento incidente e tra il moto ondoso e la fondazione flottante. All’interno della simulazione, deve inoltre essere inclusa l’azione di controllo del rotore e, nel caso di turbine di elevate dimensioni, la flessibilità di pale e struttura.
 
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Presso il Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano è stato effettuato un confronto tra differenti sistemi di ancoraggio e condizioni di funzionamento (upwind e downwind) per turbine eoliche offshore utilizzando il software multibody MSC ADAMS per la modellazione a corpi flessibili della struttura ed i toolbox AdWiMo e WaveLoads per la modellazione dei campi di forze aerodinamico e idrodinamico, rispettivamente.
 
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Riferimento: Edoardo Sabbioni - edoardo.sabbioni@polimi.it